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  arte 

 

 

 

TAVERNA - (CATANZARO)

 

Complesso monumentale di San Domenico

Mattia Preti: genio pittorico del Seicento

La mostra curata da Vittorio Sgarbi rientra nel ciclo delle manifestazioni previste per il 2013 nel quarto centenario dalla nascita

24 febbraio - 21 aprile 2013

 

 

 

 

 

Il 24 febbraio di 400 anni fa, nacque a Taverna, in provincia di Catanzaro, il “ Cavaliere calabrese” per eccellenza.  Precursore romantico di conoscenza, approfondimento e universalità, colse gli aspetti propri della rappresentazione artistica, la più vicina alla sua interiorità, con mistici pensieri e generosità di azione, proteso al raggiungimento della perfezione, al servizio dell’uomo comune e della povera gente. “Dipingo per loro, non avendo per me bisogno di nulla”. In questa frase sintetizzò il fervente credo personale, basato sui valori autentici della morale cristiana. Nel centro presilano, trascorse l’infanzia accanto ai genitori, Cesare e Innocenza Schipani. La madre,  proveniente da una famiglia nobile d’origine ma povera di risorse, affidò a don Marcello Anania  la preparazione scolastica del figlio. Al reverendo, arciprete della Chiesa di santa Barbara e futuro vescovo di Sutri e Nepi, non sfuggì la predisposizione all’arte dei pennelli del suo pupillo, abilissimo nell’ elaborare disegni e progetti abozzati da Gregorio, il figlio maggiore dei Preti,  nominato principe dell’Accademia di San Luca per spiccate capacità pittoriche, dopo il trasferimento a Roma..  A quel tempo, la Città rappresentava la meta ideale per sfuggire al tardo manierismo meridionale di Giovanni Balducci, Bernardino Azzolino e Fabrizio Santafede. Fu così che Mattia, appena diciassettenne, si trasferì dal fratello ed ebbe modo di avvicinarsi alle tecniche del Caravaggio. L’influenza che ne trasse fu determinante per la realizzazione degli affreschi in Sant’Andrea della Valle, San Giovanni Calabita e San Carlo ai Catinari.

La disinvoltura con cui rappresentò episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, gli valsero riconoscimenti lusinghieri tra l’aristocrazia romana e in Vaticano, con la benevolenza di Urbano VIII. Nel 1641 ricevette la nomina a Cavaliere dell’Ordine Sovrano Gerosolomitano di San Giovanni. Cavaliere, dunque, di nome e di fatto, nonché d’ingegno e d’arte, al di sopra del tempo e delle parti. Altra onorificenza prestigiosa venne dalla Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, monumento che rappresentò, assieme al Colosseo, nel Martirio di San Sebastiano, tela rientrata a Taverna da Malta, nel 1861, per volontà dell’Università cittadina che ne dispose la collocazione nella Chiesa di  san Domenico.

Il soggiorno romano durò 25 anni, interrotto dai viaggi in Italia, Belgio e Spagna.  Proficuo fu il contatto con la Scuola emiliana dei Carracci, del Lanfranco  e del Guercino; con i seguaci del Veronese; con i fiamminghi, nelle Fiandre. Il peregrino dell’arte lavorò con larghezza di stile, composizione in diagonale, ariosità delle scene e semplici assi prospettici, nei quali esaltò, in tutta la loro drammaticità, storie e leggende di peccatori e santi, di angeli e martiri.  Nel 1653 si trasferì a Napoli, regno incontrastato di Luca Giordano. La  personalità complessa e di spicco del Cavaliere calabrese trasse vantaggi da una così alta vicinanza, ma fece anche maturare ed esplodere impulsi estranei alla Scuola partenopea. Maestro del pennello, padrone dell’eclettismo, raggiunse la perfezione, toccando le corde dell’anima. Con gli effetti  decorativi della Scuola veneta, le profondità del chiaro-scuro del Caravaggio, i canoni del Battistello, i principi estetici del miglior  Guercino o Lanfranco, creò il mix del  suo successo senza tempo. I giochi di luce e ombra, trionfano nelle opere “ raccolte”. Di ampio respiro, per tema; di lucida fantasia, per ambientazione; di sentimento drammatico, per vocazione. Né la mancanza di spazio su tele e pareti, lo spinse a fargli cambiare idea sul concetto d’infinito, impossibile da circoscrivere nello spazio e nel tempo. Ecco perché il Preti è attuale, vivo e apprezzato in tutto il mondo, 400 anni dopo la morte che lo colse a Malta, alla veneranda età di 86 anni.

A convocarlo nell’ isola al centro del Mediterraneo, nel 1661, fu il gran Maestro del Sovrano Ordine dei Cavalieri di san Giovanni, Rafael Cotoner. Per il lui e per il fratello Nicolas, “ l’uomo d’onore, d’obbedienza e devozione magistrale”, lavorò a ritmi frenetici, in chiese, case, architetture e rinforzi militari.. Secondo alcuni storici, realizzò 700 tele, ma Antonio Sergi, il più autorevole, ne limita il numero a 400. Cifra ragguardevole e possibile per l’uso del cavalletto e la scelta di varianti lievi su impianti  pressoché identici. Grazie allo stile, personale e vigoroso, rese unica ogni opera, tra squarci di luci, studio di prospettiva dal basso e lettura generale di grande realismo, molto criticato questo ultimo nel Barocco, molto apprezzato adesso nel nostro Millennio. Il Pittore ebbe il dono di far trionfare la semplicità della ragione contro false e contingenti imposizioni esterne; di concedere il beneficio del futuro a dileggiatori e fruitori a lui contemporanei; di imporre la propria individualità su pastoie scolastiche. Non genio per calcolo o per caso, dunque, ma per la semplificazione di argomenti tematici; per la realizzazione di visioni complesse, per la mobilità del colore, per l’originalità di sequenze scontate. Sempre partendo da radici antiche; difatti, passò dalla ruvidezza bruzia delle prime tele alla naturalezza e larghezza di squadro dell’età adulta, in piena maturità artistica.

Mattia Preti occupa un posto d’onore nelle pinacoteche e nei musei più prestigiosi del mondo:  Metropolitan, National Gallery, Uffizi, Prado, Hermitage, Louvre, Khonsthir, Fabre, Brera, Narodowe. A Malta non c’è che l’imbarazzo della scelta tra luoghi di culto, edifici pubblici e privati, con in testa la volta della Cattedrale de La Valletta  dedicata alla vita del Battista. Taverna conserva un patrimonio molto interessante, distribuito tra Chiesa di San Domenico, Chiesa di santa Barbara, Museo civico e Credito locale: 19 opere in tutto, a firma del figlio più illustre, tornato a casa per una commessa, nel 1672. L’autoritratto, in primo piano, nella Predica di san Giovanni, rappresenta il testamento affettivo del Preti, che ritrasse se stesso con lo sguardo rivolto all’esterno, la mano sinistra sul cuore e la destra con in pugno spada e pennello.

La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, rientra nel ciclo delle manifestazioni previste per il 2013. Dal giorno dell’inaugurazione, fissata per il 24 febbraio, arriverà al 21 aprile, nel Complesso monumentale di San Domenico. Ai visitatori sarà possibile ammirare 50 opere provenienti, in parte, dal Museo Nazionale Heritage Maltese.

Emma Viscomi