Il 24 febbraio di 400 anni fa, nacque a Taverna, in
provincia di Catanzaro, il “ Cavaliere calabrese” per
eccellenza. Precursore romantico di conoscenza,
approfondimento e universalità, colse gli aspetti propri
della rappresentazione artistica, la più vicina alla sua
interiorità, con mistici pensieri e generosità di azione,
proteso al raggiungimento della perfezione, al servizio
dell’uomo comune e della povera gente. “Dipingo per loro,
non avendo per me bisogno di nulla”. In questa frase
sintetizzò il fervente credo personale, basato sui valori
autentici della morale cristiana. Nel centro presilano,
trascorse l’infanzia accanto ai genitori, Cesare e Innocenza
Schipani. La madre, proveniente da una famiglia nobile
d’origine ma povera di risorse, affidò a don Marcello Anania
la preparazione scolastica del figlio. Al reverendo,
arciprete della Chiesa di santa Barbara e futuro vescovo di
Sutri e Nepi, non sfuggì la predisposizione all’arte dei
pennelli del suo pupillo, abilissimo nell’ elaborare disegni
e progetti abozzati da Gregorio, il figlio maggiore dei
Preti, nominato principe dell’Accademia di San Luca per
spiccate capacità pittoriche, dopo il trasferimento a Roma..
A quel tempo, la Città rappresentava la meta ideale per
sfuggire al tardo manierismo meridionale di Giovanni
Balducci, Bernardino Azzolino e Fabrizio Santafede. Fu così
che Mattia, appena diciassettenne, si trasferì dal fratello
ed ebbe modo di avvicinarsi alle tecniche del Caravaggio.
L’influenza che ne trasse fu determinante per la
realizzazione degli affreschi in Sant’Andrea della Valle,
San Giovanni Calabita e San Carlo ai Catinari.
La disinvoltura con cui rappresentò episodi del Vecchio e
Nuovo Testamento, gli valsero riconoscimenti lusinghieri tra
l’aristocrazia romana e in Vaticano, con la benevolenza di
Urbano VIII. Nel 1641 ricevette la nomina a Cavaliere
dell’Ordine Sovrano Gerosolomitano di San Giovanni.
Cavaliere, dunque, di nome e di fatto, nonché d’ingegno e
d’arte, al di sopra del tempo e delle parti. Altra
onorificenza prestigiosa venne dalla Congregazione dei
Virtuosi del Pantheon, monumento che rappresentò, assieme al
Colosseo, nel Martirio di San Sebastiano, tela rientrata a
Taverna da Malta, nel 1861, per volontà dell’Università
cittadina che ne dispose la collocazione nella Chiesa di
san Domenico.
Il soggiorno romano durò 25 anni, interrotto dai viaggi in
Italia, Belgio e Spagna. Proficuo fu il contatto con la
Scuola emiliana dei Carracci, del Lanfranco e del Guercino;
con i seguaci del Veronese; con i fiamminghi, nelle Fiandre.
Il peregrino dell’arte lavorò con larghezza di stile,
composizione in diagonale, ariosità delle scene e semplici
assi prospettici, nei quali esaltò, in tutta la loro
drammaticità, storie e leggende di peccatori e santi, di
angeli e martiri. Nel 1653 si trasferì a Napoli, regno
incontrastato di Luca Giordano. La personalità complessa e
di spicco del Cavaliere calabrese trasse vantaggi da una
così alta vicinanza, ma fece anche maturare ed esplodere
impulsi estranei alla Scuola partenopea. Maestro del
pennello, padrone dell’eclettismo, raggiunse la perfezione,
toccando le corde dell’anima. Con gli effetti decorativi
della Scuola veneta, le profondità del chiaro-scuro del
Caravaggio, i canoni del Battistello, i principi estetici
del miglior Guercino o Lanfranco, creò il mix del suo
successo senza tempo. I giochi di luce e ombra, trionfano
nelle opere “ raccolte”. Di ampio respiro, per tema; di
lucida fantasia, per ambientazione; di sentimento
drammatico, per vocazione. Né la mancanza di spazio su tele
e pareti, lo spinse a fargli cambiare idea sul concetto
d’infinito, impossibile da circoscrivere nello spazio e nel
tempo. Ecco perché il Preti è attuale, vivo e apprezzato in
tutto il mondo, 400 anni dopo la morte che lo colse a Malta,
alla veneranda età di 86 anni.
A convocarlo nell’ isola al centro del Mediterraneo, nel
1661, fu il gran Maestro del Sovrano Ordine dei Cavalieri di
san Giovanni, Rafael Cotoner. Per il lui e per il fratello
Nicolas, “ l’uomo d’onore, d’obbedienza e devozione
magistrale”, lavorò a ritmi frenetici, in chiese, case,
architetture e rinforzi militari.. Secondo alcuni storici,
realizzò 700 tele, ma Antonio Sergi, il più autorevole, ne
limita il numero a 400. Cifra ragguardevole e possibile per
l’uso del cavalletto e la scelta di varianti lievi su
impianti pressoché identici. Grazie allo stile, personale e
vigoroso, rese unica ogni opera, tra squarci di luci, studio
di prospettiva dal basso e lettura generale di grande
realismo, molto criticato questo ultimo nel Barocco, molto
apprezzato adesso nel nostro Millennio. Il Pittore ebbe il
dono di far trionfare la semplicità della ragione contro
false e contingenti imposizioni esterne; di concedere il
beneficio del futuro a dileggiatori e fruitori a lui
contemporanei; di imporre la propria individualità su
pastoie scolastiche. Non genio per calcolo o per caso,
dunque, ma per la semplificazione di argomenti tematici; per
la realizzazione di visioni complesse, per la mobilità del
colore, per l’originalità di sequenze scontate. Sempre
partendo da radici antiche; difatti, passò dalla ruvidezza
bruzia delle prime tele alla naturalezza e larghezza di
squadro dell’età adulta, in piena maturità artistica.
Mattia Preti occupa un posto d’onore nelle pinacoteche e nei
musei più prestigiosi del mondo: Metropolitan, National
Gallery, Uffizi, Prado, Hermitage, Louvre, Khonsthir, Fabre,
Brera, Narodowe. A Malta non c’è che l’imbarazzo della
scelta tra luoghi di culto, edifici pubblici e privati, con
in testa la volta della Cattedrale de La Valletta dedicata
alla vita del Battista. Taverna conserva un patrimonio molto
interessante, distribuito tra Chiesa di San Domenico, Chiesa
di santa Barbara, Museo civico e Credito locale: 19 opere in
tutto, a firma del figlio più illustre, tornato a casa per
una commessa, nel 1672. L’autoritratto, in primo piano,
nella Predica di san Giovanni, rappresenta il testamento
affettivo del Preti, che ritrasse se stesso con lo sguardo
rivolto all’esterno, la mano sinistra sul cuore e la destra
con in pugno spada e pennello.
La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, rientra nel ciclo
delle manifestazioni previste per il 2013. Dal giorno
dell’inaugurazione, fissata per il 24 febbraio, arriverà al
21 aprile, nel Complesso monumentale di San Domenico. Ai
visitatori sarà possibile ammirare 50 opere provenienti, in
parte, dal Museo Nazionale Heritage Maltese.
Emma Viscomi
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