FactaNet
diretto
da Guerrino Mattei
arte
ROMA - PALAZZO INCONTRO
Wim Wenders –
Urban Solitude
A cura di Adriana Rispoli
18 aprile – 6 luglio 2014
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Palazzo Incontro – Via dei Prefetti, 22
Dal martedì alla domenica (chiuso il lunedì) 11,00 –
19,00
Aperture straordinarie: 21 aprile, 2 giugno 2014
Biglietti: Intero 8 euro, ridotto 6 euro
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“Le immagini e le
città si evolvono in maniera analoga...Credo che le immagini
abbiano vissuto un processo parallelo alle nostre città
anch’esse cresciute a dismisura. Anche le nostre città sono
diventate sempre più fredde, più inaccessibili; estranee e
stranianti...”. Le parole di Wenders inquadrano meglio di
qualsiasi analisi artistica la sua personale visione degli
spazi urbani, un’idea di città libera da qualsiasi
connotazione urbanistica e architettonica e più vicina al
ritratto, come se il regista tedesco utilizzasse questi
scorci cittadini per “ingabbiare” le emozioni che suscitano
in lui. Il paesaggio, indiscusso protagonista tanto della
sua produzione come fotografo quanto di quella
cinematografica, è il prisma attraverso il quale Wenders
legge la realtà che lo circonda, una società in continuo
mutamento in cui l’uomo è quasi sempre assente, vittima
inerme di questo cambiamento inesorabile e progressivo. Una
visione così intimista della fotografia rispecchia l’idea
che il regista tedesco ha dell’atto del “vedere”, da lui
contrapposto a quello del “pensare”: quest’ultimo ha per lui
il difetto di allontanare dalla realtà delle cose, come se
rielaborando con la testa ciò che passa per i nostri occhi
si mettesse una barriera tra noi e il mondo, prendendone le
distanze. Ritraendo e decontestualizzando spazi urbani di
per loro poco affascinanti, e che anzi rappresentano le
periferie sporche del pianeta, Wenders ci fa riflettere
sullo straniamento dell’uomo di fronte all’urbanizzazione
evitando sapientemente di cadere nella trappola della
fotografia di denuncia, senza esprimere giudizi di sorta ma
anzi lasciando intendere che questa condizione è una realtà
che va interpretata più che combattuta. Stati Uniti,
Giappone, Russia, Italia e Germania sono le tappe di un
viaggio lungo una vita di un nomade nostalgico e curioso,
che vede in incroci, strade e costruzioni apparentemente
anonime un concentrato di quell’umanità che sembra assente
ma che è il vero oggetto del suo interesse perché, come ama
ricordare: “A volte l’assenza di una cosa ne sottolinea
l’importanza”.
Matteo Lozzi
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