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direttore Guerrino Mattei

  

 

 

 

 spettacoli 

 

 

 

 

ROMA - TEATRO DELL'ANGELO

 

Antonello Avallone

 

in

 

In nome del papa re

 

 

 con

Cristina Moglia Daniele Di Matteo, Mario Rosati, Silvia Augusti, Valerio Palozza, Tiziana Narciso, Marco Santolamazza, Stefano Frau

con la partecipazione di

Pippo Franco e  Antonio Ferrante

 

scene e costumi Red Bodò                                         

musiche originali  D. Pace e T. Tosto

 

versione teatrale e regia

Antonello Avallone

 

dal 26 dicembre 2015 al 17 gennaio 2016

 

***

Teatro dell’Angelo

 Via Simone de Saint Bon n. 19     

tel. 06/37513571- 06/37514258

Direttore artistico Antonello Avallone   

www.teatrodellangelo.it   

info@teatrodellangelo.it

 

 

 

Da un’idea di Antonello Avallone In nome del papa re" si trasferisce dal grande schermo al palcoscenico. Un omaggio a Roma, alla romanità, a Luigi Magni e al rimpianto Sergio Fiorentini, il cui ruolo è qui affettuosamente rivestito da Pippo Franco.

Chi meglio di Avallone poteva portare sul palcoscenico Gigi Magni. La sua collaborazione con il grande autore e cineasta ha prodotto la versione teatrale di Nell'anno del Signore" e poi di "Secondo Ponzio Pilato".

Questo che si recita sulle tavole del Teatro dell'Angelo  è uno dei più grandi capolavori di Magni, da lui scritto e diretto nel 1977, secondo film di una trilogia che vide protagonista la Roma papalina del XIX secolo.

Il lavoro non incontrò un'unanime consenso di critica a causa  di una parte di  giornalisti che lo ritennero un po’ troppo caustico nei confronti della Chiesa.

Magni, scambiato spesso per anticlericale, si è sempre difeso rispondendo: “Hanno equivocato fra clero e potere temporale, io ho avuto sempre un ottimo rapporto con i preti”.

Il film si aggiudicò, comunque, nel 1978, cinque David di Donatello, tra cui miglior film, miglior sceneggiatura e miglior scenografia. Grande fu il successo di pubblico, che lo trovò emozionante, commovente, comico, proprio per la capacità dell’autore di raccontare le storie serie con ironia.

Gli attori tutti barvi incondizionatamente da Antonello Avallone a Pippo Franco, riportati uno per uno in locandina. Come mi sembra giusto non amiamo associarli al ruolo che rivestono nella pièce, perché vederli ed applaudirli è un piacere senza nessun annuncio che ne anticipi volto e bravura. Sono giovani, belli e pieni di voglia di fare e di affermarsi sotto gli insegnamenti di un attore consumato e democratico che li cresce come creature e con le quali il tempo è messo a profitto come se fossero "altrettanti figli talentuosi da portare avanti, nessuno escluso".

Alcuni di loro già si sono avviati al doppiaggio ed hanno esperienza cinematografica che non guasta nella fucina del teatro, per vedere di che tempra è fatto il carattere e quanta adamantinità si ha dentro per continuare ad amare e soffrire fra polvere del palcoscenico e soddisfazione per gli applausi che, quando meritati, giungono a scena aperta all'insegna della continuità e del rapporto attore spettatore in continuo divenire.

La maschera e la giovialità di Pippo Franco, nel ruolo che era di Sergio Fiorentini, quello del perpetuo con tanto cuore ma "che non conta un cazzo!", è trainante per far sì che nella tragedia sarcasmo e  parodia accendano nel parterre applausi e sorrisi.

Lo spettacolo è sicuramente da non perdere e da vedere con la nostalgia di una Roma papalina che nei costumi della "rossa" Red ha l'alone di una signora ove tutto è finito non per opera dei garibaldini che entravano a Roma (siamo a ridosso degli anni della Breccia di Porta Pia), ma perché ormai è tutto finito: per questo Garibaldi entrerà facendo finire uno Stato clericale per un sogno democratico a misura di popolo.

La storia nel tempo poi dirà che forse le cose sono andate diversamente. Ma quanto vediamo ed applaudiamo ci piace viverlo e sognarlo così!

 

Guerrino Mattei