Ad ogni ripresentazione di
Il sogno di Ipazia, al Teatro Belli di
Roma, siamo stati presenti, soprattutto a questa che
chiude la rassegna Autori in Compagnia - progetto di
residenza teatrale per autori iscritti al Fondo PSMSAD -
nel teatro di Antonio Salines a piazza Gioachino Belli,
"dietro l'angolo" di Piazza di Santa Maria in Trastevere, nel
cuore di Roma.
Testo altamente poetico di
Massimo Vincenzi, che non ha nulla da temere al confronto
del bellissimo film che sulla vicenda è stato tratto, con
momenti di vera intensità che la bella e bravissima Francesca
Bianco regala ai suoi affezionati: primi fra tutti noi!
“Immaginate
un tempo quando il più importante matematico e astronomo
vivente era una donna.
Immaginate che abbia vissuto in una città così turbolenta e
problematica come sono oggi Beirut o Baghdad.
Immaginate che questa donna abbia raggiunto la fama non solo
nel suo campo, ma anche come filosofo e pensatore religioso,
capace di attrarre un largo numero di seguaci.
Immaginatela come una vergine martire ma non per la sua
Cristianità, ma da parte dei Cristiani perché non era una di
loro.
E immaginate che il colpevole della sua morte sia stato
accolto tra i santi più onorati e significativi della
Cristianità.
Non avremmo dovuto sentirne parlare?
La sua vita non avrebbe dovuto essere nota a tutti?
Avrebbe dovuto essere così, ma così non è stato.”
La trama -
Lo spettacolo
racconta l'ultimo giorno di Ipazia. Dal suo risveglio al
mattino, seguito dall'uscita di casa per recarsi alla sua
scuola, sino all'aggressione e alla morte.
La narrazione è intervallata dal ricordo di una delle
imprese “disperate” tentate dalla protagonista: salvare la
biblioteca di Alessandria.
Impresa che
abbiamo preso come simbolo della sua intera vita.
A questo
ricordo si alterna la voce sempre più veemente, e
progressivamente più violenta, dell'autorità politica e
religiosa. Partendo dal primo editto di Teodosio del 380
d.c. per arrivare ai veri e propri anatemi del vescovo
Cirillo.
Per la parte
relativa ad Ipazia la narrazione, pur fedele alla
documentazione storica, è stata in gran parte liberamente
reinventata. Per la parte relativa all'autorità politica i
testi sono tratti dai quattro editti teodosiani. Per la
parte relativa al vescovo Cirillo sono stati utilizzati
frammenti dei suoi discorsi liberamente riadattati, tenendo
come guida le testimonianze storiche che ci sono arrivate.
La
magnifica regia di Carlo Emilio Lerici e la voce fuori campo
di Stefano Molinari, con musiche di Francesco Verdinelli e videografie
di Gulia Amato fanno il resto:
compiono prodigio nel miracolo di un superbo allestimento.
Francesca Bianco, da oltre trent'anni è protagonista sulle
scene italiane, la cui interpretazione di Ipazia ha
suscitato un consenso e un plauso unanime
a non finire.
Al termine della rappresentazione, fra uno scroscio
interminabile di applausi e
uno scintillio di stelle sul fonda,le come retroguardia
ad una attrice di razza che da sola riempie la scena, rimane
ancora lei, sicuramente non imitabile!
Guerrino Mattei
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