Presentazione
I Malavoglia, che la società Progetto
Teatrando produce per la stagione 2016/2017, rientra nella
missione culturale che la Produzione si è prefissata negli
ultimi anni, con il preciso intento di inserirsi nel mercato
teatrale italiano con un progetto drammaturgico che mira
all’approfondimento della letteratura siciliana e verghiana
nello specifico.
Dopo il Mastro Don Gesualdo, la messinscena de I
Malavoglia è la seconda tappa della trasposizione
teatrale dei romanzi del ciclo dei Vinti di Giovanni Verga.
L’impianto scenografico dello spettacolo rimodula
l’iconografia del periodo come nel poetico bianco-nero de
La Terra Trema di Luchino Visconti.
Il patriarca Padron ‘Ntoni, protagonista verghiano che fa
della famiglia e del senso del dovere i suoi fondamenti di
vita, è interpretato da Enrico Guarneri, attore che
ha magistralmente conquistato il favore di un vasto
pubblico. Guarneri, dotato di una innata vis comica e
tecnicamente assurto al ruolo di attore poliedrico, si è
dimostrato, nel corso di questi anni, capace di passare dal
registro drammatico a quello grottesco con grande maestria
interpretando molti dei personaggi che hanno fatto la storia
della drammaturgia teatrale siciliana ed europea. È dotato
quindi di tutte le qualità fisiche ed interpretative
necessarie a incarnare perfettamente Padron ‘Ntoni ne I
Malavoglia, il saggio popolare, austero, caparbio, che
ha l’unico dovere di ripagare un debito, assicurare da
mangiare alla propria famiglia e contrastare il fato avverso
con tutte le forze che ha in corpo.
La messinscena dello spettacolo è affidata al regista
Guglielmo Ferro, figlio di Turi Ferro, protagonista de
I Malavoglia la prima volta nel 1982, che, da anni,
si dedica alla drammaturgia contemporanea adottando una
tecnica registica di respiro europeo. La sua profonda
conoscenza del teatro contemporaneo, il gusto minimalista e
moderno delle sue messinscene sono indispensabili per
un’operazione culturale che mira, nel rispetto assoluto del
valore storico-letterario del testo verghiano, ad una
trasposizione più attuale de I Malavoglia.
Note di regia
La regia centra il racconto sugli
eventi più significativi che segnarono la vita della
Famiglia Toscano di Acitrezza, lì dove, più di ogni altro
passaggio narrativo, Verga punta a violentare ogni speranza
di emancipazione dei suoi personaggi.
Il cinismo di quello che passa
alla storia come l’ideale dell’ostrica verghiano assume ne
I Malavoglia i toni di un’oscura fatalità, di un
imponderabile ancestrale e indomito destino. In questa
visione la riscrittura teatrale pone al centro dell’azione
drammaturgica la Natura, scandendo lo spettacolo nei
passaggi narrativi delle tempeste, delle morti in mare: la
tempesta dove si perde il carico dei Lupini e muore
Bastianazzo, la morte di Luca su una nave in guerra, la
tempesta dove Padron ‘Ntoni si ferisce ed è poi costretto a
vendere la Provvidenza.
Tutte le figure dei popolani,
presenti nel romanzo, come personaggi socialmente
riconducibili a quel periodo storico, sono stati sradicati
dal contesto narrativo per diventare figure-ombra, senza
nome, senza identità, voci della natura che amplificano la
forza ingombrante esercitata sulle vicende dei
protagonisti.
L’impianto scenico è una zattera,
ispirata alla zattera della Medusa di Géricault, simbolo di
una zolla di vita in balìa della Natura. È sulla zattera che
la morte impera, e il destino avverso ai Malavoglia lascia
che la violenza umana sfoghi in cannibalismo (Guglielmo
Ferro).
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