Antonin Artaud, voce
autorevole del teatro d’Avanguardia, scriveva che “senza la
crudeltà, che è alla base di ogni spettacolo, non c’è
teatro”.
La crudeltà
dell’esistenza, intesa come tragicità della condizione
umana, pervade i protagonisti del celebre “Aspettando Godot”
di Beckett: Vladimiro, chiamato anche Didi, e interpretato
in questa messa in scena diretta da Maurizio Scaparro da
Luciano Virgilio, ed Estragone, chiamato anche Gogo,
interpretato da Antonio Salines. Nel teatro dell’assurdo
beckettiano, tutto fondato sull’astratta condizione
dell’attesa, i due buffi personaggi, ridotti a postulanti,
si ritrovano per i due atti sotto un albero spoglio in una
deserta strada di campagna; sono lì perché un certo Godot,
che conoscono appena e da cui dipende il loro avvenire, ha
dato loro appuntamento.
Nell’opera beckettiana
non mancano la comicità e l’ironia che si accompagna alla
crudeltà della prevaricazione tra gli uomini, ben
rappresentata dalla coppia che irrompe in scena: Pozzo
(Edoardo Siravo), istrionico proprietario terriero pieno di
boria e di presunzione, e Lucky (Enrico Bonavera), facchino
malinconico e instancabile, tenuto al guinzaglio dal suo
padrone. Lucky rivela, tuttavia, una sorprendente vitalità
quando inizia un delirante monologo erudito non appena gli
viene concessa la possibilità di parlare.
La paziente attesa è
dunque la partitura emotiva di un testo diventato classico
in breve tempo, segnata dall’ironia dei paradossi verbali e
dei ragionamenti strampalati utilizzati per sconfiggere
l’estenuante inutilità dell’esistenza, nella disperata
necessità del ‘passer le temps' e di
allontanare l’idea stessa del suicidio come
soluzione finale.
L’allestimento di
Maurizio Scaparro del capolavoro del drammaturgo irlandese,
il quale colloca l’azione in un mondo ancora sconvolto dal
conflitto mondiale e dall'Olocausto, colpisce per
l’ambientazione poetica (curata da Francesco Bottai e, per
il disegno luci, da Salvo Manganaro) e fa riflettere sulla
necessità di ciascuno di noi di vivere una più rassicurante
esistenza parallela nel ‘giuoco’, aggrappandoci
spesso alla fantasia pur di sfuggire alla realtà.
Roberta Daniele
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